In questo momento ha appena terminato il suo nono album “An old innocence” registrato a Montreal da Howard Bilerman, produttore degli Arcade Fire.
Arriverà ora a novembre a Roma per girare un nuovo video e per due esclusivi concerti. Il cantautore londinese adora infatti l’Italia (leggi infatti Viva Italia) e si esibisce ormai da diversi anni qui nelle nostra penisola. Jont si esibirà giovedì 4 novembre al Kitchen di Genova (via San Donato 13) e venerdì 5 novembre al Caveau di Battipaglia (Salerno).
Il gigante scalzo, così Jont viene chiamato dai suoi fans, ha girato il mondo con la sua chitarra acustica suonando ovunque come un vero troubadour, dall’America all’Italia, dall’Islanda all’Australia, prima di fermarsi definitivamente in Canada ad Halifax (Nuova Scozia) per fare non solo il musicista ma anche il papà.
Le sue canzoni parlano di vita e di amore e non a caso compaiono in telefilm come Grey’s Anatomy e nel poliziesco Senza Traccia.
Durante questo mini tour in Italia sarà possibile acquistare il suo primo cd live “Live at zu studios” e ascoltare in anteprima i brani del suo nuovo album “An old innocence” presto in uscita.
Mi ricordo all’improvviso che stamattina, anzi ora, a radio 105 si parla del Book Fight Show con Rosario Pellecchia (arbitro n.1) e Fernando Coratelli (arbitro n.2). Apro la diretta web e via…
E siamo arrivati al dunque, al -2, si può già dire “dopodomani”. Gesù…
E’ il turno delle duellanti, vediamole, conosciamole, almeno proviamoci. E ascoltiamoci anche un estratto della diretta da radio 105…
Prima regola del Book Fight Show: al Book Fight Show ci si scontra a suon di parole
Seconda regola del Book Fight Show: che non si dica che le donne parlano solo d’amore al Book Fight Show
Terza regola del Book Fight Show: si duella solo due per volta, tre minuti a disposizione di ognuna, se ne salveranno solo tre
Quarta regola del Book Fight Show: nella sfida finale ne resterà solo una
Quinta regola del Book Fight Show: se qualcuna si accascia, è spompata, grida basta, fine del duello
Sesta regola del Book Fight Show: al Book Fight Show viene valutato l’aspetto letterario e il livello performativo. Nulla di serio, tanto meno di serioso
Settima regola del Book Fight Show: il giudice è sovrano, il giudizio inappellabile
Ottava regola ed ultima regola del Book Fight Show: se è la vostra prima sera al Book Fight Show, non ve ne dimenticherete
Mi piace tornare dove si sta bene. E io a Kristall Radio ci sono stata davvero bene. Evidentemente la mia presenza deve essere stata altrettanto gradita tanto che mi hanno invitata nuovamente e io mi sono sentita solo onorata. Onorata anche dal fatto che Raul Montanari abbia accettato il collegamento telefonico in cui si è parlato del gravissimo fatto di violenza che lo ha visto coinvolto il 12 dicembre scorso, ma che fortunatamente ha poturo ancora raccontarci. Onorata dalla deliziosa e gentile presenza (perchè la gentilezza è importante) di Massimo Milone. E piacevolmente colpita dalla lettura della Dimora del santo di Gianluca Veltri che si è simpaticamente sottoposto alle mie torture. Domande chiaro, nulla di più.
Bene, cos’altro dire?
Che bello, giovedì torno ancora una volta. Ormai appuntamento fisso mensile per parlare di cultura, libri e baggianate!
Anno nuovo, buone e vecchie sane abitudini (compagnie comprese). Si torna in radio, Kristall Radio 96.4FM. Io, Gianluca Veltri con il suo La dimora del Santo (primo dei due romanzi della Happy Hour edizioni selezionati per la collana Noir Italia, allegata al Sole 24 Ore) ospiti di Massimo Milone (il secondo romanzo selezionato per entrare a far parte della collana Noir Italia è il suo!).
L’occasione? Parlare di cultura, stasera si punta sul noir. Ma non solo. Un ospite per me davvero speciale, Raul Montanari, in collegamento telefonico.
Cosa posso dire se non che è stata una delle esperienze più intense, belle, meravigliose e divertenti della mia vita negli ultimi tempi? Non posso fare a meno di ringraziare Massimo Milone e Giovanni Bernuzzi della Happy Hour edizioni (perchè sono convinta che ci sia il suo zampino lì dietro) per avermi invitata. Ma un ringraziamento altrettanto doveroso va anche alla “mia” Lisa Elisa, per essersi prestata alle nostre torture via etere. Non posso escludere la cuccia che invece ci ha accolti, Kristall Radio. Grazie, grazie, grazie.
“Vediamo cosa si può fare” è la trasmissione condotta in diretta da Massimo Milone su Kristall Radio 96.4FM (kristallradio.it) ogni giovedì dalle 21 alle 22. Ospiti della prima puntata, in onda stasera 17 ottobre, Valeria Merlini, giornalista di Panorama.it, e in collegamento telefonico da Madrid Lisa Elisa, autrice del romanzo Dodici chicchi d’uva (entrambe presenti nell’antologia di racconti Milano forte e piano 3 – Storie di eros e di amore aMilano). I temi affrontati nelle diverse puntate della trasmissione, con cadenza settimanale, saranno quattro. Vediamo cosa si può fare per i libri insieme agli autori. Vediamo cosa si può fare per gli altri insieme a chi aiuta gli altri. Vediamo cosa si può fare per l’arte e la cultura insieme a persone e organizzazioni che le promuovono. Vediamo cosa si può fare per l’economia insieme a esperti, imprenditori e organizzazioni che promuovono l’innovazione. A Massimo Milone, che ha pubblicato con Happy Hour edizioni i romanzi Un mondo difficile, Delitto alla Montagnetta, Milano corri e muori, in bocca al lupo da tutto lo staff della casa editrice!
Con la sua sveglia all’alba. Con Vittorio che è il primo arzillo e ci dà il suo personale buongiorno. Con gli inutili tentativi della mia Chiara di tenerlo buono, ma con il mio super-udito a cui nulla sfugge (ok, d’ora in poi tappi). Con gli occhi e le orecchie degli altri due che pian piano si rianimano. Prima ad andare in bagno, stamattina voglio esagerare e accendo il video che troneggia in bagno. Perché se lo hanno messo allora va usato! E parte un documentario sui cacciatori delle paludi, gli alligatori che ci accoglieranno, speriamo non a fauci aperte, tra qualche giorno.
Tutti pronti.
Lui ci guida a far colazione: l’11th Street Diner a Miami Beach. Attraversiamo quindi uno dei ponti che collegano la Florida tutta alla sua isola più ruggente: Miami Beach, direzione South Beach. Con tanto di cartello Welcome to Miami Beach ad accoglierci.
La colazione è come dovrebbe essere: abbondante, poco salutare (uova e bacon), insomma tutto da copione. Con la particolarità del nostro cameriere, apparentemente di origine hawaiana e dall’evidente orientamento sessuale. Happy New Year! Qui in giro poca, pochissima gente, qualche temerario o che ha deciso di alzarsi presto o forse non è ancora andato a letto (e il gruppetto di uomini attempati tutti in abito sberluccicante lo dimostra in pieno). È una vera meraviglia fare foto con il sole bollente e le decorazioni di Natale…
Pancia satolla, ci alziamo e ci dirigiamo a piedi qui dietro: la spiaggia di South Beach. Grande, gigante, ventilata e con un colore del mare (pardon oceano) mozzafiato. Gli ombrelloni non possono per evidenti motivi essere infilati nel terreno e ricoprire il loro naturale servizio, ma qui sono delicatamente appoggiati sulla sabbia a voler riparare più dal vento che dal sole. Che in tutto questo è caldo. Molto caldo. E pian piano ci invita a toglierci gli abiti già leggeri e a rilassarci al sole. Mentre i due nani giocano con questa sabbia sottile e chiara, Lui e lei si sollazzano con la scoperta del free wifi in tutta la spiaggia, io mi concentro con le foto. Per esempio a quella bottiglia di champagne abbandonata sulla sabbia dai bagordi del precedente veglione.
Per il resto tutto sembra essere tornato alla normalità: spiaggia perfettamente pulita che, con il passare delle ore si affolla di gente di tutti i tipi (comprese le due giapponesi che non la smettono di farsi foto in tutte le posizioni possibili e inimmaginabili. E quando dico possibili e inimmaginabili intendo proprio quello!).
Io e Lui ci alziamo per andare a prendere qualcosa da mangiare per tutti. Purtroppo la frutta qui in zona sembra un miraggio, ci si deve accontentare. Vogliamo parlare della Ocean Drive? E parliamone! Per i giorni dei bagordi (presumo da ieri) e per tutta la giornata, la lunga via che costeggia la spiaggia è chiusa al traffico. Una fiumana di gente la attraversa in lungo e in largo, i locali che vi si affacciano si sono spinti un po’ più verso l’esterno e tutti, ma proprio tutti, ti invitano a provare il loro piuttosto che gli altri.
Ci fermiamo dove una lunga coda di persone aspetta il proprio turno per farsi la foto sotto al cartello che indica la data odierna, 1° gennaio 2013 e la temperatura, 27°C. Meraviglia!
Prima di tornare in spiaggia sono rapita: eccoli, i tanto agognati corpi statuari non alloggiano lontano da qui. In un lembo di parchetto alle spalle della spiaggia, un gruppo di ragazzi dai corpi scolpiti, si esibiscono in esercizi che catturano la mia attenzione. Devo portarci la Chiara assolutamente, credo apprezzerà!
Il pomeriggio si consuma quindi in spiaggia, dove tra un morso e l’altro un irriverente gabbiano cerca di rubare alla nana il suo pezzo di pizza. Foto alla torretta del Life Guard, alla spiaggia, alla polizia sul quad, alla polizia in macchina con la tavola da surf sul tetto, passeggiata di rito sul bagnasciuga, aerei che volano avanti e indietro con striscioni pubblicitari (tra cui il concerto di Shaggy il prossimo 5 gennaio al Casinò) e via che ci andiamo a prendere un aperitivo. Non prima di aver portato la Chiara a lustrarsi gli occhi con i palestrati, i suoi cialitroni. Con tanto di foto di rito immediatamente postata, grazie alla quale il nostro “gabbiano” vince il premio per la miglior battuta di inizio anno: “Ma gli occhiali sono per nascondere gli occhi lucidi?” riferita alla evidente emozione provata dalla nostra eroina nel posare al fianco di cotanto corpo.
Dai, andiamo a prenderci questo mega-bicchiere di mojito!
Prima di rientrare in hotel (la città si è palesemente svegliata, il traffico è da delirio per uscire da Miami Beach) allunghiamo la strada per sbirciare qualche negozio. Abominio! Qui in zona ci sono scarpe che solo Lady Gaga potrebbe indossare. Che Miami sia davvero tamarra come usmavo prima di partire? Che sia il luogo in cui la Minetti non può non trovarsi a suo agio?
Cena: da Lulu a Coconut Grove (skirt steak meravigliosa!). I due nani devastati. Portiamoli a letto va…
Si perde troppo tempo: dogana e ritiro della macchina, dove tutti sembrano preferire la compagnia Alamo (ovvio, quando è il tuo turno il personale ti accoglie con una calorosa stretta di mano chiedendoti come stai e se il tuo viaggio è andato bene…). Io in fila al suo posto, Lui che cerca di fare il ritiro automatico, i due ragazzi italiani davanti a me con cui inizio a chiacchierare, quei tipi che sembrano non voler perdere occasione per sentirsi dire “che bello che vivi qui…”.
Poi tocca finalmente a noi.
Ed eccoci in auto. Diretti al nostro hotel, scelta saggia del nostro Lui che ci porta al Coconut Grove. Con tappa obbligata in un market sulla strada per rifocillarci di acqua (poi me lo spiegate perché la gasata costa così tanto?) e snack (leggasi patatine e popcorn che qualche genio rovescia all’istante nella macchina linda e pulita).
E finalmente la stanza d’albergo, il Mayfair Hotel & Spa. La nostra suite: non grande, gigante. Perfetta per accogliere la nostra famiglia allargata!
Qui sono le 19 passate, in Italia tutto quello che doveva succedere è successo. Buon Anno e buon botto. Noi siamo al punto di partenza. Ma non reggiamo certo l’arrivo, figuriamoci il podio.
…
Una doccia veloce per capire chi siamo e dove siamo e poi giù in strada. La certezza di avere un Victoria’s Secret (la cui qualità peggiora anno dopo anno) praticamente attaccato, una nail spa di fronte, il parrucchiere dietro l’angolo (urge portare la nana a sistemare quella cosa che si porta in testa) e cerchiamo un posto dove rifocillarci. Che poi, a volerla dire tutta, è proprio vero quello che mi ha detto in aereo la hostess: “ahahah, in aereo si mangia sempre…”. Ma ci comportiamo come se non fosse accaduto. E il radar, il suo radar, ci porta in un luogo meraviglioso: il Johnny Rockets, il pianeta anni ’50 dell’hamburger. Un ambiente incredibilmente retrò, con tanto di arredo e soundtrack anni ’50.
L’hamburger, inutile dirlo, eccezionale. Noi qui, con birre, coca light e le loro fanta, ci facciamo gli auguri.
Buon Anno cari membri della nostra famiglia allargata, meno male che ci siamo.