La Mia Africa. Coral Key Beach Resort, Malindi.

Ed eccoci arrivati, alle 6,30 del mattino. Stanchi, sfiniti, sudati, ma arrivati.

Check-in e via a dormire…

Il resort è bellissimo.

Coral Key Beach Resort

Photo by ViolaBlanca

Le camere.

Le camere sono assolutamente in stile africano: bungalow con tetto in makuti (leggere a tal proposito Mal di Malindi) a due piani. Noi avevamo la camera 113, piano terra, con patio esterno dotato di divani, poltrone, tavolino, tavolo e sedie. La camera è molto bella e spaziosa: all’entrata il letto rigorosamente a baldacchino per lei, da vera principessa, sulla sinistra. Un gradino porta alla nostra camera, esattamente di fronte all’entrata. Altro letto rigorosamente a baldacchino, tutti con zanzariera. Dalla nostra camera, sulla destra, si accede al bagno: lavandino, bidet (!), wc e doccia aperta. Legno a decorare il bagno e stencil raffiguranti scimmie sui rami (scimmie del tutto simili a quelle del cartone “Mowgli, Il Libro della Giungla“.

Il piano superiore, a cui si accede con una scala esterna, ha una camera con solo letto matrimoniale, più piccola.

Photo by ViolaBlanca

La nostra camera molto probabilmente fa parte di una multiproprietà, come ci ha spiegato Antonella (una delle proprietarie di casa al’interno del resort), poichè dal lato opposto al letto della principessa c’è una porta chiusa a chiave (che viene fornita dietro pagamento) che nasconde la cucina. Io nei miei viaggi ho sempre bisogno di un frigorifero (per le mie medicine, a zonzo per il mondo), per cui sono stati gentilissimi perchè mi hanno fatto trovare in stanza un frigorifero a parte, senza dover quindi accedere alla cucina.

Di fronte al nostro bungalow una delle tante piscine del resort, in particolare quella usata al calar del sole da tutti i nani della combriccola, poichè perennemente al sole, quindi con acqua davvero calda.

Proprio perchè a disposizione di tutti ci sono almeno 5 piscine, dislocate tra la zona hotel, lo Yachting e lo Sporting, l’affollamento non esiste. Ma il terribile vociare di alcuni, ahimè, sì (leggere a tal proposito La Mia Africa. Benvenuti a “CafonLand”. Altrimenti detta “Ecco dove se ne vanno i burini”. A Malindi, dove sennò?).

Il plus? Ogni sera la preparazione dei letti con addobbi floreali… (tipico dell’Africa, comunque).

Photo by ViolaBlanca

Come accennavo oltre alla zona hotel, quindi ad una certa tipologia di stanze, esitono poi le abitazioni private, caratterizzate da tende bianche esterne, che altro non sono che i medesimi bungalow di dimensioni maggiori, disposti non solo a fronte mare, ma i più vecchi (come quello di Antonella, proprietaria qui da 15 anni) anche più arretrati, più vicini a quelli adibiti a zona hotel (la zona dello Yachting è tutta privata invece). I proprietari godono del fatto di avere una loro casa, arredata a loro gusto, con il proprio personale (una baby-sitter viene pagata 20€/mese…!!!!; la massaggiatrice personale che ti viene in casa 400 scellini – 4, dico 4€ -, contro i 2000 – circa 20€ -richiesti alla SPA!!!), ma possono poi usufruire dei vantaggi del resort, quindi del ristorante e di tutti i suoi servizi.

Perchè comprare casa in un resort (cosa molto abituale)? Chi ha voglia di rifugiarsi in una prigione dorata, alias una sontuosa villa dotata di parco, piscina e ogni altro lusso (in vendita attorno ai 350mila €!!!), se poi non puoi fidarti delle stesse guardie che SEI OBBLIGATO ad assoldare e non appena sloggi per rientrare in Italia la villa in questione viene regolarmente svuotata? Ecco perchè. Inoltre, come il bolso (leggi La Mia Africa. Imperatore a “CafonLand” o semplicemente Flavio Briatore?) i proprietari di ville sono molto spesso OBBLIGATI a fare il carico di amici (devi offrire loro non solo il vitto e l’alloggio, ma anche il viaggio per averli con te), pur di non rimanere soli in casa, pardon villa, e romperti alla grande. Dico ciò con cognizione di causa: in questo viaggio abbiamo fortunatamente conosciuto molta gente, si è parlato tantissimoci e tutto ci è stato riferito da molti, da coloro che abitano all’interno del resort e che magari prima avevano una villa all’esterno. Vi siete mai domandati come mai il bolso (sempre Briatore) si circonda di amichetti e parenti vari ogni volta che va a Malindi? Il motivo, spessissimo, è sempre quello. Oltre alla sua indiscutibile generosità…

Il ristorante.

Dove abbiamo mangiato meglio, in assoluto. Cibo italiano, ma non solo. Fantastico. Mai lo stesso.

Presente anche un altro ristorante, La Terrazza, molto d’ambient, anche per un romantico dopo cena nella zona divani, con menù à la carte (sconto del 20% per gli ospiti del resort). E una pizzeria, La Pizzeria, dove, ve lo giuro, io che aborro la pizza all’estero, ho mangiato una pizza degnissima del nome che porta (anche se la mozzarella non era mozzarella…).

Il resort è a gestione italiana. Il proprietario è un lungimirante ex-animatore che 15 anni fa ha costruito un primo bungalow-demo, con la cui vendita ne ha potuti costruire altri 3 e così via, fino alla struttura odierna. Che poi si dica che sarebbe disposto a passare sul corpo della propria madre e a cui la leggenda narra abbiano già spaarto un paio di volte..beh, questa è un’altra storia….

Il mare.

Photo by ViolaBlanca

Sfortunatamente Malindi ha un grosso difetto…svanatggio, su tutte le altre località citate all’inizio (Watamu e Diani): il monsone che soffia in questo periodo ha riversato in mare le acque marroni del fiume Sabaki, la cui foce è situata a poche miglia dalla città. Risultato: acqua marrone, alghe sulla spiaggia, anche se la sabbia è davvero eccezionale, bianca e fine. Ma che peccato… Per fortuna esistono le gite.

Contro la spiaggia di Malindi: oltre a quanto appena scritto, l’assenza totale di conchiglie, mentre la spiaggia di Kiwengwa (Zanzibar) ne è talmente ricca che non sai più dove metterle.

Contro i beach boys di Malindi: ma nulla, per carità, tutti amici, pronti a scucirti soldi, ma anche gentilissimi e disponibilissimi nell’accontentare ogni richiesta (tipo “vorrei le scarpe per lei fatte così e cosà”, “vuoi farmi una targa in legno? va bene, ma la vorrei così e cosà“). Purtropppo sono molto insistenti, ma la colpa è del turista che li ha abituati in tal senso…il turista italiano. Perchè quello inglese conserva ancora un certo retaggio da colonialista e li tratta con distacco, per non dire altro. Il tedesco non ha la nostra simpatia. Il francese, beh, non c’è nulla da dire, se non che sono francesi…

Contro il turista di Malindi: seguirà post.

Il servizio.

Tutti gentilissimi. Ovviamente, noi bianchi, loro neri, quindi un pò incazzati lo sono. Il più incazzato, a mio avviso, è il personale che sparecchia e apparecchia a tavola (ma cavolo, lo sarei anch’io: toccare i piatti sporchi, sentirsi fare ordinazioni di acqua e bitrra senza un “per favore” e senza un “grazie“…eccchecavolo!).

Plauso alla signora (italianissima, toscanissima) a capo del personale: li fa filare drittissimo!!! E li fa pure correre.

In generale, poi, tutto il personale presente negli shops interni è gentilissimo (super-Margherita mi ha procurato i braccioli per nana). In questo negozio, in particolare, troverete accessori, più che abbigliamento, che a Malindi e nei dintorni non si trovano (ricordo ancora con lacrimuccia infradito viola e borsetta da sera mica male… Al solito, potevo averne davvero bisogno…).

La pulizia.

Mi sembra nulla da dire. Sanno fare il loro lavoro. Se poi la carta igienica ha l’effetto “raspa” non è certo colpa loro…

Gli animali.

Al Coral Key Beach Resort potrete ammirare (oltre alla inestimabile fauna di cui avrò modo di raccontarvi) magnifici vermoni, formiche dalle proporzioni gigantesche, zanzare invisibili (io totalmente immune), piccole iguane, gechi, gatti e gattini…. Si vive benissimo, insomma.

Il momento che preferiamo.

Da sempre, alle 5 del pomeriggio, il nostro tea-time, ovunque siamo… E lime come se piovesse. Chissà poi perchè diavolo non ha mai lo stesso sapore rifatto a casa…

Photo by ViolaBlanca